La carrozza della santa. Un giallo di Cristina Cassar Scalia
Qualche articolo fa, quando avevamo introdotto Cristina Cassar Scalia nella nostra rubrica “Uno sguardo sugli autori“, avevamo promesso a breve la recensione del suo ultimo libro “La carrozza della santa”. Il momento è arrivato
La scrittrice ha dato alle stampe, edito da Einaudi Stile Libero, un romanzo di 284 pagine. Scorre veloce e subito intriga e si viene coinvolti nella trama, nello scenario della Sicilia e dei suoi sapori nonché dalla cadenza siciliana che mai disturba.
Sembra che il giallo, ormai, abbia preso la via del sud, visti i tanti autori e non solo il sommo Andrea Camilleri che continua a fare scuola e segnare una via e un refrain seducente e attrattivo, ma mai scontato.
Un noir ben congegnato che spazia dalle vicende personali a quelle di lavoro in modo divertente e carico di suspence.
Lo scenario
È la Sicilia, fra Catania e Palermo e sembra di essere uno degli spettatori attenti e curiosi delle novità che arrivano a sorpresa.
La trama e il titolo.
La carrozza della santa è quella di Sant’Agata, portata in giro per Catania per le celebrazioni che durano tre giorni.
Quasi in contemporanea due delitti scuotono la popolazione di Catania e Palermo. Fra essi, a parte la quasi coincidenza temporale, non sembra ci possano essere legami di sorta.
Nella città catanese, un uomo, certo Vasco Nocera viene assassinato e trovato in una pozza di sangue nell’androne del Municipio dentro una delle Carrozze del Senato. È il sindaco della città, Ferdinando Bellavia che chiede alla vice questore, Vanina Guarrasi di occuparsi del delitto.
Il ritrovamento
Due stagiste controvoglia fanno da sfondo iniziale all’avvio del romanzo. Nessuno di loro avrebbe voluto quell’incarico. Ma subito vengono ammaliate dalla Sicilia e cominciano ad appassionarsi alla sua storia, alle tradizioni e ai suoi sentori.
Le giovani studentesse francesi, in Sicilia, per il programma Erasmus, dopo tre giorni a seguire Sant’Agata fino al suo rientro in Cattedrale, si sono introdotte nel Palazzo municipale catanese degli Elefanti. Mentre curiosano, in una delle carrozze nell’androne, trovano un “morto ammazzato”.
La situazione si presenta subito particolarmente ingarbugliata e, sulle prime, Vanina non riesce a dedicarsi appieno all’omicidio perché un altro delitto è avvenuto a Palermo. Per lei, quello avvenuto nel capoluogo siciliano è il ritorno di un passato che avrebbe preferito dimenticare.
Stavolta più che mai avrà bisogno per la soluzione dell’enigma, dell’aiuto della sua squadra e l’impegno del commissario in pensione Biagio Patanè che, a dispetto dell’età, non si ferma davanti a niente.
Patanè:
<<Dottoressa, le coincidenze nelle indagini per omicidio non esistono, e lei ‘u sapi megghiu di mia. Perciò ccà i casi sono due: o ‘sta Sergia è l’assassina, oppure vide cu era l’assassino e si scantò. In entrambi i casi, la mattina del 6 febbraio doveva essere vicina a Nocera>>.
A Palermo, c’è un’altra storia, un’altra celebrazione e un’altra santa, Santa Rosalia e Vanina Guarrasi, mentre aspira una Gauloises fa il confronto fra i due santi e le rispettive venerazioni fra i fedeli.
Per non togliere spazio alla suspence ci fermiamo qui.
Buona lettura
Lucia Bosia