Bull 5×13: La legge della giungla
Dopo le intricate avventure giudiziarie della famiglia Craddick degli scorsi episodi risolte dalla T.A.C, questa volta Rai 2 ingrana la marcia, offrendoci non più due episodi, come nello scorso week-end, ma addirittura tre.
Dalla redazione abbiamo quindi scelto di suddividere le recensioni in più articoli, così da assicurare alla nostra community una più agevole lettura.
Dunque iniziamo… chi avrà bisogno stavolta del dottor Bull?
Trama dell’episodio (5×13)
La storia si apre su un funerale (come già visto in eredità mortale), in cui si commemora una giovane donna suicida.
Alla cerimonia partecipa anche Roger Navarre, un ricco filantropo. Quando all’improvviso… una delle partecipanti comincia a sparare. E Roger Navarre si accascia cadavere. L’assassina, di nome Holly Kerrigan, una volta compiuto il misfatto, rivolge verso di sé l’arma nel tentativo di suicidarsi, ma glielo impediscono, facendola finire così in manette.
A trattare il caso viene chiamata la T.A.C e mentre Holly parla con Benjamin e Bull accade una cosa incomprensibile: l’imputata è assolutamente indifferente al suo destino. Si dichiara pronta ad accettare qualunque punizione le verrà inflitta, anche la pena di morte.
Il caso desta perplessità nei nostri personaggi preferiti che decidono di indagare sullo strano comportamento e sul movente del delitto.
Inizialmente la difesa si basa sul fatto che Holly si sia macchiata del suo crimine per difendere altri soggetti, proiettando un ombra sulla figura del defunto. Finchè l’accusa, rappresentata da un agguerrita vice procuratrice, non scopre un particolare che cambia le carte in tavola.
Ora, tutti i crimini hanno un movente. In questo caso qual’è? Holly è semplicemente pazza oppure c’è un altro motivo come suggerito da Benny e Bull?
La risposta, come sempre è qua sotto.
Emanuele Barroero