Nel mese di marzo, è uscito nei cinema italiani il film: “L’ultima notte di Amore”, scritto e diretto da Andrea Di Stefano.
In precedenza, a febbraio, la pellicola era stata presentata in anteprima mondiale al Festival di Berlino, nella sezione Berlinale Special Gala.
È risultata particolarmente apprezzata, nell’opera, la performance di Pierfrancesco Favino, il quale ha saputo donare autenticità e forza al personaggio principale.
Un poliziotto il giorno prima della pensione
Franco Amore, poliziotto corrotto in servizio a Milano, viene contattato dal capo di una potente famiglia mafiosa cinese per un incarico molto delicato.
Ad un passo dal raggiungimento dell’agognata pensione, Amore ha svolto, per molto tempo, il ruolo di “tassista” di copertura per conto della malavita locale.
Non è mai stato scoperto dai suoi superiori e dai suoi colleghi, nemmeno dalla sua famiglia. Anche perché la sua etica personale lo ha sempre portato a rifiutare di trasportare armi o droga.
La sua vita prende una direzione inaspettata quando il boss cinese gli propone, tramite un intermediario conosciuto da entrambi, di trasportare, sulla sua auto di servizio, due corrieri legati al traffico internazionale di diamanti: un uomo e una donna.
Amore accetta di svolgere l’incarico in cambio di un’ingente somma di denaro, esattamente nel corso del suo ultimo giorno di servizio.
Gli eventi che seguiranno saranno destinati a sottrargli la sua apparente normalità ed i suoi equilibri potenzialmente instabili.
Favino oltre ogni limite
Se si provasse ad azzardare un paragone tra il livello di recitazione di Favino e quello delle sue blasonate controparti Hollywoodiane, non vincerebbe gli americani.
È soprattutto grazie alla sua grande capacità attoriale se “L’ultima notte di Amore” raggiunge facilmente il gradimento di moltissimi spettatori in sala.
Quando si parla di crime fiction, si pronunciano due parole inglesi sulle quali l’industria cinematografica internazionale ha costruito un immenso business.
La pellicola che Di Stefano ha confezionato è, si, ispirata a quel business, ma non si dimentica di onorare le proprie radici, che sono in Italia e, soprattutto, a Milano.
La stessa Milano i cui abitanti risultano, statisticamente, tra i maggiori divoratori di libri del nostro paese, soprattutto thriller e gialli.
Quando si va a guardare una crime fiction americana o internazionale al cinema, è il film ad essere al centro dell’attenzione. Quando si guarda “L’ultima notte di Amore”, sono gli spettatori ad essere al centro.
Sotto certi aspetti, siamo tutti protagonisti quando seguiamo le vicende di Franco Amore: è facile identificarsi nel personaggio interpretato da Favino e nella vicenda narrata.
I limiti, i confini che separano il pubblico dall’opera proposta sono quindi oltrepassato con autentica nonchalance. La quarta parete è infranta come a teatro, pur trattandosi di cinema.
A tutti gli effetti, viene spontaneo chiedersi se gli Americani ci copieranno anche questa pellicola, visto che lo fanno spesso con i grandi film europei.
Ve lo immaginate Favino interpretato da Daniel Craig come in “Uomini che odiano le donne”?
Marco Asteggiano