L'affaire d'Alema

L’affaire D’Alema Leonardo. Un giallo comico

A volte, lo stesso fatto può avere interpretazioni molteplici. Come scriveva Luigi Pirandello: Una, nessuna, centomila. L’affaire Massimo D’Alema e dell’azienda Leonardo rientra, a pieno titolo, in questo paradigma e porta a più considerazioni.

Da un lato quella che evoca la macchietta della vendita della Fontana di Trevi ad uno sprovveduto turista americano da parte degli esilaranti Totò e Peppino De Filippo e, un’altra versione, più seriosa. Tutte interessanti e pruriginose.

Quella divertente non piace al nuovo direttore de L’Unità, Piero Sansonetti che arrampicandosi sugli specchi la mette sul drammatico e stigmatizza l’indagine che è stata avviata dalla Procura.

L’indagine

Il giornalista si interroga sull’inutilità della stessa perquisizione e con ironia si pone la domanda su che cosa potessero mai rinvenire: sommergibili, missili, armi?

In effetti, anche lui la mette sul ridicolo e ci riesce bene, forse. Alla fine gli inquirenti non hanno trovato armi, che non cercavano, ma nemmeno contratti.

Tuttavia si è trattato di truffa o per dirla in termini giuridici di una sorta di incauta vendita che, al momento coinvolge l’ex amministratore delegato di Leonardo, Alessandro Profumo e lo stesso Massimo D’Alema che non dovrebbero essere soggetti facili da raggirare.

All’inizio era partita come un avvio di mediazione che doveva portare alla vendita di armi alla Colombia. Sappiamo bene che il truffatore non fa un’indagine di fattibilità su chi è predisposto ad essere truffato.

Vanno bene tutti. Basta che abbocchino facilmente.

Finita?

Come è finita, al momento lo sappiamo. Forse un ennesimo caso di truffa, non a carico di ingenue persone, ma di gente del calibro di due big che hanno fatto parlare di sé il mondo politico ed economico. Il dubbio che rimane è come mai abbiano scelto proprio Massimo D’Alema.

Quando il caso sembrava chiuso, sui media se ne continua a parlare e tutti gli aspetti dell’intricata faccenda vengono rimessi in discussione. Sia da chi sostiene che non ci sia stato illecito penale sia chi sostiene il contrario, partendo dagli stessi aspetti che per gli uni sono indizi di presunta colpa e per altri no.

Lucia Bosia

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