Ettore De Katt: «La letteratura poliziesca, oggi, ha avuto uno sviluppo esponenziale»
Pubblichiamo di seguito l’intervista rilasciata a Sfumaturedigiallo.it dallo scrittore genovese Ettore De Katt, autore tra gli altri, del poliziesco “Cocktail Fatale” e del recente “Dark, Drink, Songs”.
Da dove nasce il Suo successo letterario?
«Ho sempre amato la letteratura poliziesca, fin da quando ai tempi del Liceo Classico lessi Edgar Allan Poe, Gli assassini di Rue Morgue, ed ho seguito con particolare attenzione il poliziesco così detto “scientifico”, dove l’analisi dettagliata dei fatti, la narrazione degli eventi e delle conseguenze che ne derivano, sono una sfida che l’autore, sovente con una certa ironia, presenta al lettore per indurlo a scoprire la soluzione del caso e di conseguenza il colpevole.
Esempio classico il giallo deduttivo di Arthur Conan Doyle, il mostro sacro Agatha Christie, ma non solo. Dopo la pensione, ho lavorato come consulente per il Tribunale entrando nel vivo dei fatti; ho pensato allora di trasferire in un romanzo la mia lunga esperienza di lettore, oltre a quella acquisita assistendo, come traduttore, a interrogatori, procedimenti penali e quant’altro.
Nacque Cocktail Fatale, dove il lettore vive una indagine parallela condotta dal protagonista, un avvocato, da una parte e da un Commissario dall’altra, con maggior rilievo per il primo, naturalmente.».
Gli investigatori dei gialli di oggi hanno alzato maggiormente il loro livello culturale? Preferiscono l’intelligenza alla forza bruta?
«Perché sopra ho detto, naturalmente? Perché limitare la figura dell’investigatore ad un “addetto ai lavori”? Può essere un avvocato, come nel caso di Cocktail Fatale, il quasi dilettante Galliani a cui do la priorità, il primo piano, rispetto al Commissario, il professionista.
Non che poliziotti e investigatori non siano di alto livello culturale, affatto, è il punto di vista che cambia, è il crimine visto da fuori, come capita a Galliani, che da avvocato di grido e inveterato playboy, deve trasformarsi in investigatore per scongiurare la possibilità che sia lui ad essere sospettato dell’omicidio della moglie.
Inoltre, il motore che spinge Galliani è la vendetta, il Codice di Hammurabi, per il Commissario è lavoro, per Galliani è rabbia. Ormai il detective “cattivo”, quello classico, non fa più notizia, né letteratura, a parte Mickey Spillane con il “duro” Mike Hammer, e la sua infallibile calibro .45, che però si sdilinquisce di fronte alla segretaria Velda, è sempre un classico e lo consiglio, non fosse altro per le descrizioni che l’autore fa di New York, sembra di viverci.
Sempre parlando di personaggi “cattivi”, oggigiorno alcuni altri sono più che accettabili, altri ancora sono patetici con errori grossolani, tipo portare un revolver calibro 44 Magnum, canna da 25 cm. peso 7/8 kg. circa sotto un vestito estivo. Ma anche il cinema ha fatto la sua parte di danno, tirando indietro il carrello tenendo il dito sul grilletto, il modo migliore per far partire un colpo indesiderato.».
Il giallo è un enigma da risolvere, la vita reale è tanto diversa?
«Rispetto ad una quarantina di anni fa, i miei tempi, qualcosa è cambiato, allora vi era più rispetto per certe regole di comportamento era più sentita la dicotomia “delitto-castigo”, ora si tende più a giustificare il delitto, o meglio, punirlo giustificandolo.
E’ il riconoscimento di un dato di fatto, non un giudizio, il mio. Rispondo quindi “sì” alla domanda, il giallo è stato ed è, sempre un enigma da risolvere, un enigma attuale, un enigma che viviamo tutti i giorni, amplificato da media, social e simili, ma non per questo meno drammatico.
Si, la vita reale, in alcuni casi non è diversa, è peggiore di un drammatico noir, o dark nato dalla penna di un torvo scrittore horror. Concordo quindi con Gianrico Carofiglio, La Versione di Fenoglio: “Il mondo reale ha poco a che fare con le trame dei romanzi polizieschi o delle serie tv. Esiste davvero, ed è un posto pericoloso”.».
De Katt conclude la sua intervista con una considerazione.
«La letteratura poliziesca, oggi, ha avuto uno sviluppo esponenziale, molti colleghi scrittori percorrono questa strada, alcuni con grande, meritato, successo, altri meno noti, ma non per questo meno validi.
Unico punctum dolens, secondo me, in alcuni casi, la superficialità nella narrazione, come il descrivere un procedimento per omicidio celebrato davanti ad un giudice monocratico. Nel mio Cocktail Fatale ho posto quaranta note in calce, precisazioni di ogni genere, che non tolgono un atomo al dipanarsi dei fatti, né alla suspence.
Sono dovute alla pignoleria, acuitasi con l’età. Scrivo Corte d’Assise e in nota spiego perché si chiama così, è un esempio; con Google ci vuole poco, e si porta rispetto al lettore. Nel mio prossimo lavoro “Dark, Drink, Songs”, ho cambiato decisamente registro, è stato definito dallo scrittore Massimo Villa: “De Katt scrive oggi, ma qui è tranchant come un rasoio di Jack Lo Squartatore imbevuto di “sgangherato senso dell’umorismo”. Appunto.
Sono “5 Racconti di Delitti, Cocktail e Musica”, che ti portano dalla bassa Padania, a Genova, poi Valparaiso, New York ed ancora in mare aperto su una carnevalesca nave da crociera, all’insegna del laurenziano “chi vuol esser lieto sia”.
Grotteschi, provocatori, corrosivi, irrispettosi, anche, ma nell’Appendice che è dedicata ad ognuno di essi, il racconto termina in dissolvenza …e vissero felici e contenti… come quando, bambini ci addormentavamo sereni.».
La presentazione di “Dark, Drink, Songs” avrà luogo Lunedì 13 maggio, ore 18, Libreria La Feltrinelli, via Ceccardi 16, Genova.
Marco Asteggiano