Don’t worry darling – La recensione

Da alcune settimane, è in programmazione, anche nelle sale italiane, “Don’t worry darling”. Si tratta di un thriller onirico e fantascientifico, diretto ed interpretato da Olivia Wilde, del quale avevamo parlato qui.

Presentato, il 5 settembre scorso, alla 79ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, “Don’t worry darling” ha suscitato non poche polemiche anche al di fuori della nota kermesse.

Tante controversie

La stessa Wilde, vista, recentemente, in “Ghostbusters Legacy” (2021) e in “Richard Jewell” (2019), è stata accusata di aver realizzato un’opera misandrista, ovvero di aperta avversione e odio nei confronti del genere maschile. Le accuse sono state, successivamente validate dalla stessa attrice nella fase di promozione del film.

Altre polemiche hanno riguardato, nel corso della lavorazione della pellicola, la sostituzione di Shia LeBouf con Harry Styles nel ruolo del protagonista e la presunta scarsa promozione offerta sui propri social dall’attrice Florence Pugh, che faceva comunque parte del cast.

Controversie che, come spesso accade, hanno contribuito alla diffusione del film, donandogli una inaspettata attenzione da parte del pubblico.

Viene da chiedersi, ovviamente, se questa attenzione sia meritata.

La trama

Alice e Jack Chambers (Florence Pugh ed Harry Styles) sono una coppia felice e ricca di speranze nell’America postbellica degli anni ’50. Abitano in una città aziendale, ovvero una realtà urbana dove tutti i servizi all’interno dei suoi confini sono di proprietà di una singola grande azienda.

Nel loro caso, la grande azienda è Victory, compagnia che, all’apparenza, si occupa della creazione e dello sviluppo di nuovi materiali. Il presidente di Victory è Frank (Chris Pine), amico personale di Jack, oltre che suo capo e mentore.

Alice, in concomitanza con la promozione lavorativa del marito, inizia a subire gli effetti di strani incubi orrorifici, i quali preludono ad una drammatica quanto tragica scoperta: non tutto a Victory è così perfetto e felice come appare.

Chi recita bene e chi no

La differenza maggiormente evidente tra Florence Pugh ed il resto del cast è che la nota attrice britannica sa recitare, mentre gli altri no.

Sua la dimostrazione di bravura che di fatto salva il film, grazie alla sua strabiliante mimesi nel personaggio di Alice Chambers.

Difficile dire la stessa cosa di Harry Styles. La nota pop star, britannica a sua volta e resa celebre in ambito cinematografico dai suoi ruoli in “Dunkirk” (2017) ed “Eternals” (2021), riesce a malapena a rincorrere la strabiliante performance della Pugh.

Per non parlare di Chris Pine e della stessa Wilde come attrice, i quali, sostituiti da due pezzi di legno, non avrebbero fatto sicuramente molta differenza.

Un film passabile

Nel complesso, “Don’t worry darling” è un film che si lascia vedere, anche se non per l’originalità della trama. Lo si potrebbe considerare un “Matrix fatto male” con non poche lacune, purtroppo, anche in termini di suspence.

È un’opera che, a dire il vero, ha generato più hype fuori dalle sale che al loro interno e si merita un giudizio spietato anche solo per questo.

Marco Asteggiano

Redazione Sfumaturedigiallo.it

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