Nicola Lagioia ed Il Salone Internazionale del Libro di Torino

L’impossibile che diventa possibile?


Nicola Lagioia, pugliese d’origine (Bari 1973) , è direttore del Salone del Libro di Torino dal 2016, eccellente scrittore, affabulatore nato, è stata la grande chance del Salone del Libro di Torino. Se si farà ancora, in tempi di Coranavirus, la XXXIII edizione, dedicata a “Altre forme” e sarà ribattezzato “Il Salone impossibile“, in gran parte sarà dovuto a lui: “C’è tanta volontà e tanta speranza di esserci”, così si è espresso nell’ultima conferenza stampa.

Se si farà, “sarà quella dei bogianen, ha dichiarato, a sua volta, il presidente del Circolo dei Lettori Giulio Biino, “l’appellativo dei torinesi che non si muovono, fermi, caparbi e determinati”. “Abbiamo un margine risicato aggiungiamo noi – maggiore di tempo rispetto ad altre fiere ed eventi annullati”.

Lagioia ha collaborato con molte case editrici e scritto sceneggiature e diretto Nichel, la collana di narrativa italiana di minimum fax. Ha esordito nel 2001 con il romanzo Tre sistemi per sbarazzarsi di Tolstoj (senza risparmiare se stessi), seguito nel 2004, da “Occidente per principianti”, incentrato sulla precarietà giovanile dei nostri tempi. Nel 2015 scrive il saggio “Babbo Natale”, dove  racconta come la Coca-Cola ha plasmato il nostro immaginario. Nel  2009 scrive  il romanzo “Riportando tutto a casa”, Premio Siae, Premio Vittorini, Premio Volponi e Premio Viareggio 2010 per la narrativa. Tra le sue ultime pubblicazioni: Fine della violenza (2010), “La ferocia” con la Casa Editrice Einaudi (2014, Premio Mondello 2015 e Premio Strega 2015) e Esquilino. Tre ricognizioni (2017). 

La ferocia

Spesso chi sa parlare non sa scrivere.

Nel caso di Nicola Lagioia non è vero né l’una né l’altra anche se la sua scrittura è un po’ più ermetica della parola che è sempre melodiosa, incantatrice ed avvincente. Edito da Einaudi nel 2014, non è il libro che si legge tutto d’un fiato. Il lettore, come per “In nome della rosa”, dovrà tornare indietro per rileggerne e capirne meglio alcuni passaggi; ma come i romanzi di Umberto Eco, si aspetterà di leggerne un altro.

La trama: in una calda notte di primavera, una giovane donna nuda cammina sulla strada provinciale. Oltre ad esser nuda è coperta di sangue. Nel buio, i fari di un camion la inquadrano come una figura spettrale. Si scoprirà essere Clara Salvemini, prima figlia della più influente famiglia di costruttori locali e all’inizio sarà per tutti un suicidio. Forse. Ma non è tutto così semplice e cosa legava Clara agli affari di suo padre e il legame, ambiguo, con almeno, uno dei suoi tre fratelli?

Le ville della ricca periferia barese, le vicende di rapide ascese sociali, la tensione di una famiglia, sempre, in bilico tra splendore e disastro, si dipanerà in tutte le forme del noir, del gotico, del racconto familiare, scandite da un ritmo serrato che alla fine vi intrigherà e intrappolerà in una sorta di ragnatela viscosa.

La ferocia, è un libro ricercato nel linguaggio, quasi da semantica del pensiero, un universo di parole che, alla fine, non saprete se vi avrà lasciato qualcosa a fine lettura, ma come il titolo vi renderà perplessi ed angosciati e vi allargherà la mente.

Un libro di introspezione psicologica, di continuo procedimento di succubo che vi lascerà l’amaro in bocca e sarete sconvolti da tanta Ferocia. Per dirla con altre parole, quasi un libro da vietare ai minori di 21 anni!!!

Immagine di: ActuaLitté, Licenza Creative Commons 2.0

Redazione Sfumaturedigiallo.it

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