La pasta La Molisana è ottima e sarà per questo che avevamo pensato di passare sotto silenzio una recente notizia virale contro l’azienda, che ha suscitato non poche polemiche.
Le rimostranze hanno indotto l’azienda a cercare di spiegarsi e cambiare il nome di un formato di pasta, in un primo momento chiamate “Abissine” e poi modificato in “conchiglie”.
Più che rimostranze si è trattato di una vera e proppria macchina del fango che – ingiustamente – si è riversata, attraverso i social sull’azienda di Campobasso.
In questa catena di odio si sono scatenati anche noti personaggi e qualche politico che non aveva altro da pensare e fare.
Chiunque l’abbia attaccata non si è accorto che, altre marche hanno in catalogo nomi come Le Tripoline oppure Mafalda.
Internet è una bella cosa, ma la massa che viaggia in internet non dovrebbe reagire di pancia, ma con il cervello.
Ci è piaciuto l’intervento di Gambero Rosso che ha preso una posizione diametralmente opposta e condividiamo completamente: «La storia dei formati di pasta è, appunto, storia. Di più: è parte del patrimonio culturale e industriale dell’identità italiana e delle sue aziende più riconosciute nel mondo.
Alcuni formati di pasta dell’epoca vengono ancora utilizzati oggi e sono in catalogo presso vari pastifici: ci sono le Tripoline che richiamano alla conquista della Tripolitania nel 1912 e ci sono le Mafalde che omaggiano un importante membro della famiglia Savoia.
Avere in catalogo Tripoline e Mafalde, tuttavia, non significa essere né colonialisti né nostalgici della monarchia (nessuno in decenni di Repubblica ci ha mai neppure pensato).
Significa solo continuare a produrre da cent’anni formati storici di pasta secca, che semmai vanno tutelati e protetti, non certo stigmatizzati.
Allo stesso modo escludiamo che ogni pizzeria che ha in menu la “Margherita” stia surrettiziamente facendo propaganda per Casa Savoia o sia nostalgica dei tempi del Regno».
Negli intenti dell’azienda La Molisana che, del resto ha avuto gli stabilmenti distrutti nel periodo nazifiascista, nessuna volontà celebrativa del periodo storico della guerra abissina (attuale Etiopia), ma un mero accenno cronologico a quando era stata prodotta la pasta, per la prima volta, negli anni Trenta.
L’azienda di Campobasso ha chiarito: «Non abbiamo alcun intento celebrativo quando parliamo di questi formati storici, nati negli anni ’30.»
Continua l’azienda: «E infatti abbiamo appena provveduto a cambiare le schede descrittive dei prodotti.
Siamo molto attenti alla sensibilità dell’opinione pubblica e, in questo caso, l’unico errore è stato non ricontrollare tutte le schede affidate all’agenzia di comunicazione. E invece è la conferma che non si può perdere di vista nemmeno un dettaglio. Per noi, continuano all’azienda. Non c’è alcun sentimento di celebrare quel periodo storico».
Anche l’ANPI si è unita nella difesa della pasta, ma forse quelche distinguo e dettaglio se lo poteva risparmiare.
Nel frattempo, l’associazione Area Rieti ha inviato una lettera alla Molisana spa per richiedere la donazione di una parte dei pacchi di pasta che verranno ritirati dal commercio per colpa di questa polemica.
In tempo di sprechi e di fame la campagna contro il marchio è avvilente.
Speriamo che il lavoro eccellente di filiera della Pasta La Molisana continui come sempre!!
Lucia Bosia