Le spose sepolte: un thriller di sano femminismo di Marilù Oliva
Il romanzo di Le spose sepolte fa parte della collana di romanzi scelti da Carlo Lucarelli per la sezione “Noir. Il lato oscuro delle cose”. Un libro che si legge veloce, di sano femminismo per il quale anche noi maschietti ci sentiamo di parteggiare e in cui, il genere femminile, sembra primeggiare, senza se e senza ma.
Mentre lo leggi, anzi lo divori, ti accorgi che il libro è più profondo di quello che sembra. Basterebbe il riferimento a quello che Marilù Oliva definisce “il concetto della vergogna” che esisteva al tempo dei greci e rappresentava il motore sociale della civiltà e che via via nel tempo è andato scemando. Un eroe è tale se il sentimento comune lo approva e, per contro, quando scopre di essere nell’errore grave arriva persino all’autopunizione. È successo a Edipo, ma anche a Giocasta. Non avviene più ora dove l’amoralità è diffusa e non si ha il senso della colpa.
Basterebbe questo per non farlo rientrare solamente nei libri di evasione.
Così come aver dedicato il libro a Sandra Sandri, Desirée Fusco, Emanuela Orlandi del cui mistero si riparla tanto in questi giorni, Roberta Ragusa e le tante altre che non hanno fatto ritorno ed anche alla mitica artista Artemisia Gentileschi, stuprata da ragazza.
Il romanzo di 381 pagine, edito da HarperCollins, è uscito nel supplemento al Corriere della Sera.
Lo scenario de “Le spose sepolte“
La vicenda si svolge in un paese che non c’è: Monterocca, una località amena, di fantasia, con tanto di laghetto artificiale cristallino e un borgo caratteristico, paradisiaco e senza auto, retto da un’amministrazione tutta al femminile, in provincia di Bologna.
La trama
Le spose sepolte si svolge su due piani paralleli, il noir e le favole che sembrano rincorrersi e quasi arrivare a fondersi e confondersi l’un l’altro. Angosciante, quello descritto dalla voce narrante:
<<Era uscita con in volto la malinconia delle cose che passano e io avevo pensato che fosse solo colpa del tempo>>.
L’altra parte, il noir vero e proprio, è a volte ironico, allegro e femminista e poi comincia la suspence e si scoprono tradimenti, menzogne e verità distorte.
Una serie di donne scompare, senza lasciare tracce, anche se i sospetti, ma solo quelli, sugli autori non mancano. Quando cominciano ad essere ritrovate, al tempo stesso, un killer implacabile fa rinvenire altrettanti uomini orribilmente assassinati e con segni simbolici di sevizie sui loro corpi.
Le indagini vengono assegnate al commissario Elio Maccagnini, al sovrintendente Antonio Iacobacci e all’ispettrice Micol Medici. Una bella donna con uno sfregio sulla guancia, terribile ricordo di una bottiglia di vetro che sta lì a ricordarle, talvolta il tragico attacco che ha subito.
Quale mistero avvolge quelle donne scomparse da anni i cui mariti asseriscono di non sapere nulla?
I miseri resti vengono ritrovati ad opera di un giustiziere che induce i colpevoli a confessare dove si trovano i loro corpi. Poi li uccide consapevole che i rei saranno sempre assolti dai tribunali per mancanza di prove.
Gli indizi lasciati sulle scene del crimine conducono tutti a Monterocca, soprannominato la Città delle Donne, governata da una giunta completamente al femminile. Uno degli indizi conduce gli inquirenti al Centro Studi Rita, una Casa farmaceutica che sta sintetizzando un farmaco innovativo, lo stesso utilizzato dal serial killer come siero della verità per far confessare i colpevoli.
Dei tre investigatori, solo Micol avrà la sagacia di scoprire l’arcano. Le indagini si svolgono con colpi di scena imprevedibili e con un ritmo incalzante. La domanda che sorge spontanea è: una guida tutta al femminile o in simbiosi con la parte maschile?
Buona lettura.
Tommaso Lo Russo