La donna che sembrava Greta Garbo – Di Maj Siöwal e Tomas Ross
C’è un locale nelle Langhe dove un cliente poteva incontrare Greta Garbo.
Messa così, potrebbe sembrare millantato credito, oppure segno di psiche disturbata; viaggio nel tempo in un’altra Dimensione.
Non è così, la verità è molto più semplice.
Nel ristorante, Vineria di Gagliardo, a La Morra, lavorava una ragazza dal nome Greta e cognome Garbo.
Per chi entrava, d’acchito, il rimando era alla divina Garbo. Stranamente la giovane, sarà per un condizionamento inconscio, le somigliava.
Il romanzo è stato scritto a quattro mani insieme all’olandese Tomas Ross.
La prima uscita avvenne nel 1990, ma una precedente edizione risale a qualche anno prima, a cura della Hobby & Work, ma senza che vi sia stato un grande successo.
Ci riprova la Sellerio nella stessa collana in cui è già uscita la serie di Martin Beck.
Lo scenario della capitale svedese Stoccolma e la trama
La vicenda poliziesca, per quanto perfettamente concepita e congegnata, serve soprattutto a raccontare una visione del mondo, con una lucidità rara che molti neanche si sognano.
La donna che sembrava Greta Garbo presenta un intreccio che parte a grande velocità.
Durante una visita ufficiale in Svezia, un sottosegretario del governo olandese viene filmato mentre si intrattiene con una giovane prostituta. Successivamente viene ricattato da una finta giornalista che gli chiede un’ingente somma di denaro per far sparire il filmato.
Nello stesso periodo, un commerciante di automobili, anch’egli olandese, Ab Kroonen, durante un viaggio d’affari in Germania, si imbatte in un film porno in cui riconosce, tra i protagonisti, la propria figlia Christine (una giovane disadattata che ha abbandonato gli studi).
Rintracciata la casa produttrice che si trova a Stoccolma, vi si reca per cercare di sapere che cosa stia combinando la figlia.
Scopre che la casa cinematografica ha chiuso e nessuno sa dirgli nulla. Quando si reca dalla polizia svedese, scopre che già qualcuno, da alcuni giorni ha denunciato la scomparsa di Christine.
Nel frattempo, viene contattato da Peter Hill, uno scrittore e giornalista free lance, a corto di soldi, a cui piace scavare nel torbido e trovare notizie compromettenti sui politici corrotti.
Hill, a causa delle sue inchieste è stato licenziato da tutte le redazioni di giornali.
È alla ricerca di scoop clamorosi per guadagnare molto, in quanto è consapevole che la sua carriera è ormai finita malamente.
Hill riceve una soffiata da un ex poliziotto che gli ha raccontato la storia del sottosegretario olandese ricattato e giunge alla conclusione che Christine Kroonen sia implicata nel ricatto.
Hill e Kroonen fanno indagini e interrogano tutti quelli che possono sapere qualcosa di Christine, cominciando dalla sua ex coinquilina (quella che ne ha denunciato la scomparsa) e dalla madre del suo ragazzo Mats (che risulta anche lui irreperibile ed è sicuramente l’autore del film porno).
I due improvvisati investigatori sono all’oscuro del fatto che i servizi segreti svedesi sono sulle loro tracce perché anch’essi ritengono Christine implicata nel ricatto.
L’indagine è stata affidata a Bo Wester, un cinico agente che odia Peter Hill e godrebbe moltissimo se potesse inguaiarlo.
A questo punto, il romanzo si ingarbuglia e ciascuno vuole fregare l’altro, con astuzia e senza esclusione di colpi per arrivare alla soluzione del mistero.
I noir della serie di Martin Beck contenevano un fondo di ottimismo, nonostante la malinconia tipicamente scandinava e l’amarezza per il destino dell’umanità coinvolta nei delitti.
In questo romanzo invece non ve n’è traccia ed è privo di ogni speranza, perché il Potere è al di sopra della Legge e quelli che dovrebbero far rispettare la Legge ne sono succubi ed ossessionati dall’idea di soggiocare ed asservire anche gli altri.
La vera democrazia è un’utopia anche in Svezia.
La morale: nel frattempo «I ricchi sono diventati sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri».
Le discriminazioni già richiamate nei romanzi con Martin Beck (quando, ad esempio, si racconta senza peli sulla lingua della scarsa considerazione degli svedesi per i vicini finlandesi), non sono affatto scomparse, e ad esse si sono aggiunte quelle legate ai fenomeni migratori.
La Sellerio ha scelto per la traduzione Renato Zatti che colma le lacune delle precedenti versioni.
Lucia Bosia