È una parodia del bestseller Il codice da Vinci .
La casa editrice Morganti, nel 2006, avvia la collana di romanzi “Le Grandi Parodie” con “Il Codice Gianduiotto”, spassoso e colto intrattenimento che fa il verso al “Codice da Vinci” di Dan Brown.
Tutto nasce attorno al carnevale di Gassino che diventa, per questioni promozionali Torino. Infatti, se tutti conoscono la capitale sabauda, anche, per via delle Olimpiadi di Torino, nessuno conosce Gassino e pertanto gli orgnizzatori del carnevale si ingegnano a cambiargli il nome e lo trasformano in Torino.
Gambarotta in questo caso non fa la mera riscrittura del romanzo in chiave scherzosa, ma una colta interpretazione di quegli argomenti che hanno suscitato un enorme interesse ed altrettante polemiche. La cultura esoterica e le considerazioni sul personaggio di Leonardo da Vinci vengono mantenute, ma riadattate in modo originale e verosimile al soggetto della parodia: il gianduiotto.
I personaggi principali sono Simonetta Papadopulo, per gli amici Simon Papa, Gérard Pernigot , ma ci sono anche Alessandro Luserna di Rorà, il commissario Filippo Masserizie che per mestiere vende mobili e solo a tempo perso svolge indagini e tanti altri, tutti reintrepetati in modo esilarante.
Leonardo è al centro della fuga dei due protagonisti, che trovano comunque il tempo di darsi alla ricerca della straordinaria ricetta per la fabbricazione del cioccolatino gianduiotto realizzata, nel Rinascimento, da Leonardo da Vinci.
“La Confraternita del Gianduiotto è stata proclamata ufficialmente nel 1808 secondo un verbale, allora, segreto che, all’Archivio Storico della città di Torino, mostrano, oggi, liberamente a tutti.
Ne facevano parte praticamente tutti gli uomini che hanno fatto il Risorgimento, a partire da Cavour fino all’ultimo degli uscieri di Palazzo Carignano. Unica eccezione, il Re Carlo Felice che, quando gli fecero la proposta di entrare a farne parte, rispose con una frase diventata famosa e passata in proverbio:: <<Non voglio fare la figura del cioccolataio!>>.
L’autore, come d’uso, fa i suoi ringraziamenti, uno dei quali rivolto a Dan Brown, autore del “Codice da Vinci” e scrive: Ringrazio Dan Brown per avermi generosamente offerto il canovaccio per questo romanzo e per aver dimostrato che non c’è limite per chi le spara più grosse come, ad esempio, nascondere la formula in un luogo impensabile: il fustino dello Spick & Span.
Tommaso Lo Russo