Era di maggio, un doppio caso per Rocco Schiavone

Pubblicato da Sellerio Editore nel 2015, “Era di maggio” si presenta come il quarto romanzo della serie letteraria dedicata al vicequestore Rocco Schiavone.

A tutt’oggi, l’autore, Antonio Manzini, ha già realizzato tredici libri e dodici racconti sullo stesso personaggio.

La trama

Schiavone è impegnato nelle indagini sull’omicidio di Adele Talamonti, la compagna di Sebastiano, suo amico fraterno, uccisa mentre si trovava a letto, a casa del vicequestore.

La pista, quella della vendetta, poiché Adele è stata uccisa al suo posto, porta Schiavone direttamente a contatto con alcune vecchie conoscenze a Roma. Nel frattempo, un uomo della ‘ndrangheta, Domenico Cuntrera, muore d’infarto durante una lite nel carcere di Varallo.

Si tratta dell’individuo arrestato da Schiavone al culmine delle indagini sul rapimento di Chiara Berguet e nessuno vuole credere alla sua morte naturale. Allo scopo di arrivare alla verità, il vicequestore si infiltra nel carcere e, per Schiavone, si configura, quindi, una duplice indagine.

Troppi elementi in un solo romanzo

La trama di “Era di maggio” tende a scorrere con la dovuta lucidità: buone le ambientazioni, tra Aosta, Roma ed altre città, realistiche le motivazioni dei personaggi.

La lettura del romanzo risulta tuttavia non sempre lineare. Sono davvero molti, forse troppi, gli elementi che l’autore cerca di portare in evidenza, ma anche a loro volta eccessive le numerose descrizioni, destinate, nel finale, a lasciare il posto ad una notevole accelerazione dell’impianto narrativo.

Oltre al fatto che i riferimenti al romanzo precedente, “Non è stagione”, obbligano chi legge ad acquistare un libro per poterne finire un altro e, in seguito, un altro ancora.

Un brutto vizio letterario

È un’abitudine, quella del romanzo a puntate, che diversi autori contemporanei hanno adottato con forza, allo scopo di aumentare le vendite delle loro opere.

Una manifesta prolificità nello scrivere che tradisce una certa avidità, poiché il valore letterario di un loro singolo libro, invece che raddoppiare, si dimezza, per non dire che si divide per tre o per quattro e così via, pur moltiplicandosi il valore economico della stessa opera.

Un romanzo che poteva essere di più

Nonostante l’odiosa pratica delle “puntate”, la quale costringe a paragonare un libro ad un telefilm, Era di maggio resta, comunque, qualcosa di bello da leggere ed è avvincente da terminare.

Dispiace, tuttavia, per lo stesso Schiavone, che pur risultando essere uno dei migliori personaggi letterari italiani degli ultimi anni in ambito poliziesco, non riesce ancora a perdere quella sua aria burbera e un po’ sciovinista, scarsamente edificante per il nostro presente.

Magari, al quattordicesimo libro avrà capito pure lui.

Marco Asteggiano

Redazione Sfumaturedigiallo.it

Stiamo lavorando per migliorare la vostra esperienza online.