Intervista a Tiziana Elsa Prina
Tiziana Elsa Prina è la fondatrice, assieme ad un gruppo di amiche, di “Edizioni le Assassine. Oltre confine”. Una collana, al femminile, che si interessa di sole donne scrittrici. Di primo acchito, potrebbe sembrare che di gialliste ce ne siano poche, ma non è così. La Collana si occupa di proporre scrittrici che abitano in ogni angolo del globo e sono state pioniere di questo genere letterario.
La letturatura gialla un tempo era vista come genere di secondo piano. È ancora così?
Direi proprio di no. Mi sembra che sia stato uno scrittore come Gianrico Carofiglio che abbia detto che il giallo serve a indicare una struttura narrativa, poi c’è la buona e cattiva scrittura. In fondo se ripensiamo a certi romanzi come Delitto e castigo di Dostoevskij o a Il castello di Kafka non ritroviamo forse elementi della letteratura gialla: il delitto, la suspence eccetera?
Qual’è la composizione del vostro gruppo e come è nata l’idea di Edizioni Le Assassine?
L’idea di creare la casa editrice è venuta a me: me ne assumo tutta la folle responsabilità. Ho lavorato a lungo come traduttrice editoriale e sono stata editor di una rivista accademica, oltre ad aver fatto per un certo periodo la scout letteraria. Poi nel gruppo c’è Marina che ha vissuto a lungo in Cina e negli Emirati Arabi e che è una lettrice appassionata ed essenziale per la scelta dei libri; Francesca è invece la nostra giornalista che si occupa dell’ufficio stampa e infine c’è Elena dello studio Quasar che realizza le copertine. Naturalmente abbiamo poi delle collaboratrici per le traduzioni e le revisioni dei testi. Di recente per i social media ci avvaliamo di Mariapia, fresca di studi in questo ambito.
Perché la vostra collana propone solo scrittrici straniere?
La scelta di proporre nella collana Oltreconfine scrittrici contemporanee straniere è dovuta al fatto che siamo una casa editrice piccola e quindi lasciamo che siano gli editori esteri a scremare i manoscritti, tra i quali noi peschiamo quelli che a noi sembrano i migliori. Non a caso le nostre scrittrici hanno vinto all’estero dei premi e, cosa importante, non sono mai donne banali, ma con storie interessanti alle spalle.
Per la collana Vintage, ovvero scrittrici di gialli del passato, il discorso è un po’ diverso: le autrici sono essenzialmente anglosassoni o americane, e questo è da ricondursi alle società dell’epoca in Inghilterra o in America, dove le donne erano meno rigidamente condizionate e più libere di esprimersi al di fuori della vita domestica.
Un tempo, il mestiere di traduttore/traduttrice era un pò tenuto nascosto. Passava in secondo piano, ma è ancora così?
Dipende dalle volte e dai libri. Certo, c’è più visibilità, ma siamo ancora molto lontani dal dare valore a un mestiere che permette di fruire di libri scritti in altre lingue, e dunque di arricchire la nostra visione del mondo. C’è poi da dire che, a differenza di molti altri Paesi, da noi spesso si gioca molto al ribasso sui compensi. Una motivazione è certamente nella platea più ristretta di lettori e dunque di acquirenti, ma incidono anche i costi di produzione di un libro, inclusa la promozione e la distribuzione, per cui alla fine c’è un anello più debole della catena quando gli altri costi sono incomprimibili.
In passato ho letto libri , ma non mi è mai capitato di leggereli sia in lingua originale che nella versione tradotta. Quanto cambia secondo lei la versione tradotta dall’originale. Si può sostenere che il traduttore, in qualche caso ne faccia una traduzione non fedele?.
Qui ci si scontra con visioni diverse di quel che deve essere la traduzione: fedele all’originale o principalmente bella? A mio avviso, la traduzione deve permettere al lettore di godere del testo e dunque far rivivere le atmosfere dell’originale, ma senza per questo imporre la voce del traduttore, che deve essere in ultima analisi invisibile nel testo.
Lei fa parte della Giuria di un Premio letterario (Rosa in Giallo del concorso internazionale “Il Bosco Stregato). Come si diventa scrittori e come si può migliorare se si vuole intraprendere questo percorso?
Non sono una scrittrice e dunque non so come si diventa tali, ma dal mio osservatorio di traduttrice e ora di editrice posso dire che bisogna avere già in sé un mondo da raccontare e una fervida fantasia. Senza queste doti, credo non si possa nemmeno iniziare. Poi bisogna saper raccontare creando interesse ed empatia, capacità che si acquisisce attraverso la lettura e lo sviluppo di un senso critico riguardo al proprio lavoro.
Ringrazio per l’intervista e spero che i lettori visitino il nostro sito www.edizionileassassine.it dove è possibile anche acquistare i nostri libri, se in questo periodo di Covid non hanno tanta voglia di andare in libreria. Abbiamo anche una pagina facebook @edizionileassassine per chi volesse seguirci ed essere aggiornato sulle nostre iniziative.
Grazie a Lei.
Extra: Tiziana Prina al Salotto Letterario “Rosa in Giallo”
Tommaso Lo Russo