Inverso – The Peripheral in streaming su Amazon Prime Video

Il 21 ottobre scorso, ha debuttato su Amazon Prime Video una serie thriller fantascientifica dalle grandi ambizioni narrative. Si tratta di “Inverso – The Peripheral”, adattamento dell’omonimo romanzo di William Gibson, pubblicato nel 2014.

La principale attrice protagonista è Chloë Grace Moretz, già vista in scena nei due “Kick-Ass” (2010 e 2013) e in “La quinta onda” (2016), oltre che nel più recente “La diseducazione di Cameron Post” (2018), solo per citare i suoi film più famosi.

In “The Pheripheral”, la Moretz è doppiata in lingua italiana da Emanuela Ionica.

La trama

Nel 2032, la giovane Flynne Fisher (Moretz), operatrice di un negozio di stampe 3D nei pressi dei Monti Blue Ridge, negli U.S.A., diviene, su richiesta del fratello maggiore, la beta tester di un videogioco dotato di una periferica virtuale, prodotto da un’azienda colombiana.

Il gioco è ambientato in una Londra steampunk e retro-futuristica che nasconde non pochi segreti. Spinta al limite tra ciò che è reale e ciò che non lo è, Flynne assiste ad un omicidio e ad un rapimento, ma non è in grado di comprendere se quello che ha visto è accaduto per davvero.

Punti a favore e non

Presentata in anteprima a Los Angeles l’11 ottobre di quest’anno, La prima stagione di “Inverso – The Peripheral” si compone di otto episodi.

Il suo più grande difetto è quello di preparare il pubblico ad un finale che non c’è, ovvero di generare nello spettatore una lunga serie di domande narrative che non trovano alcuna risposta o corrispondenza negli episodi conclusivi.

Sarà per questo motivo che le piattaforme “Rotten Tomatoes” e “Metacritic” le hanno assegnato punteggio non altissimi, nonostante gli effetti speciali importanti e l’ottima interpretazione degli attori protagonisti.

La sensazione di delusione suscitata da questa esperienza incompiuta deve aver lasciato davvero il segno ed il fatto di confermare la serie per una seconda stagione, tutt’ora in sviluppo, appare, purtroppo, come una scelta quantomeno strumentale, anche se necessaria.

Restano, agli occhi dello spettatore, i pregi più importanti e visibilmente accattivanti di “The Peripheral”, che sono:

  • la trama particolarmente ricca di misteri;
  • l’impianto narrativo sci-fi, decisamente solido e realistico;
  • la costruzione quasi perfetta dei dialoghi tra i diversi personaggi, caratterizzati in maniera eccellente grazie anche alla corposa sceneggiatura di Scott B. Smith (“Soldi sporchi”, del 1998, e “Rovine”, del 2008) e al soggetto originale di Gibson.

Se ci danno il finale di stagione, riusciamo a pensare che non si tratti dell’ennesimo prodotto commerciale figlio di una bellissima operazione di marketing, finalizzata, con tutta probabilità, alla crescita esponenziale dell’hype ed alla vendita di prodotti correlati e derivati.

Marco Asteggiano

Redazione Sfumaturedigiallo.it

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