Perchè leggere “Gli dèi egizi” di Roberto Buongarzone
Alcuni post fa, quando stavamo scrivendo dei nuovi ospiti del Salotto letterario di Rosa in Giallo e Noir, citammo questo libro, “Gli dèi Egizi” di Roberto Buongarzone, con la promessa di parlarne in un secondo momento. Il momento è arrivato.
Una premessa è d’obbligo. “Gli dèi Egizi” non è un romanzo giallo né un libro sull’esoterismo, ma un saggio. Il libro è di 143 pagine, pubblicato da Carocci editore, corredato da una cronologia e un indice delle parole egizie che lo porta a 159 pagine intense, da leggere attentamente e con cura.
Il libro
Seppur non un libro d’evasione, ma quasi da studiare, ci conduce alla scoperta di verità che non conoscevamo (almeno i più) e a sfatare alcune leggende assolutamente prive di ogni fondamento.
Eppure, nell’immaginario collettivo l’Egitto coincide, oltre che con le piramidi, con le mummie, le divinità e gli animali sacri agli antichi egizi implementati lungo il corso delle varie dinastie.
In fatto di piramidi, l’egittologo Roberto Buongarzone ci ha spiegato, anzi rivelato, a Bossolasco, durante il Salotto letterario di Rosa in giallo e noir, che chi ha costruito quelle opere ciclopiche erano operai regolarmente pagati e non schiavi.
Buongarzone, dirigente scolastico dei licei Govone e Gallizio, nella sua illustrazione del saggio tenuta il 18 settembre, ci ha tenuto a dissipare alcune credenze sugli antichi egizi che coinvolgono ufo, esoterismo e altre convinzioni che si sono radicate nel tempo, ma sono non veritiere.
<<Il culto degli animali sacri, dal canto suo, non è mai stato in Egitto venerazione di tutti gli animali…>>.
Sempre l’autore, nell’illustrazione del saggio “Gli dèi egizi” ci ha narrato, in una splendida lezione evocativa, le difficoltà di acquisire informazioni sull’Antico Egitto e come esse siano per lo più reperibili nella biblioteca francese in Egitto, al Cairo.
Tuttavia, come non fare strani collegamenti evocativi quando si cita:
<<Ra manda sua figlia Hator, “l’occhio feroce”, a estinguere l’umanità. Prima che quest’ultima venga completamente annientata, Ra prepara una birra di colore rosso sangue, che Hator beve pensando sia sangue>>.
Un’introduzione al mondo affascinante della mitologia egizia, attraverso i tre millenni che hanno segnato la continuità culturale dell’Antico Egitto, ma anche il moltiplicarsi dell’immaginario divino alla ricerca del vero che si cela dietro le forme. Un divino fortemente creduto e ricercato, con un’intensità che ha pochi paragoni nel mondo antico e moderno.
Se poi ci addentriamo in discorsi su Osiride, affascinante è anche l’etimologia del nome:
<<Oscura e fonte di discussioni inesauribili tra gli egittologi. Tra quelle più accreditate, quella che risale ai “testi delle Piramidi” difetta di legami con la fonetica del nome… Osiride>>. Ma anche quella che recentemente prende piede e cita Osing e altre innumerevoli ipotesi.
Passando ai tre dèi: Ammone, Ra e Ptah osiamo, senza voler essere blasfemi, sostenere di come qualche volta le religioni abbiano attinto da precedenze storiche (ndr) .
Il saggio di Roberto Buongarzone è fonte di innumerevoli informazioni su questo mondo sconosciuto che è la galassia “Antico Egitto”. Una breve annotazione; perché non farne spunto – sulla scia di Valerio Massimo Manfredi – per un mix storico e scientifico abbinato al romanzo?
Buona lettura
Tommaso Lo Russo