La Piena assassina – Di Gian Maria Aliberti Gerbotto

Un violento nubifragio provoca l’esondazione del Rio Torto, a Saluzzo. Sul luogo della catastrofe, viene rinvenuto il cadavere di un uomo. Si tratta del banchiere Giuseppe Ghisolfi che, con ironia, si è prestato alla farsa romanzesca di Aliberti, come spiega umoristicamente il resuscitato nell’Introduzione al libro.

Quasi in contemporanea, da un capo all’altro del mondo, escono due romanzi gialli sull’alluvione. Vuol dire che il tema è particolarmente interessante e, parafrasando il Manzoni, una cosa divertente e appassionante può tirare un’altra un pò più seria.

Nei due romanzi, bombe d’acqua, una riguarda il cuneese, l’altra il Canada.

Una sorta di Guida Michelin

Quello di Aliberti Gerbotto può essere inteso anche come una sorta di Guida Michelin per conoscere località di cui non sempre si è sentito parlare, così come ritrovare persone che si conoscono e che si possono rincontrare in Piemonte e Liguria, ma anche nel libro. Tutti citati con tanto di nome e cognomi veri, meno uno, quello che commissiona l’omicidio ed ha fatto fallimento.

Però, arrivare a far morire, per finta, il personaggio sui cui ruota il romanzo, l’anchorman, giornalista e banchiere Beppe Ghisolfi è impresa difficile. Bisogna ammetterlo, ci poteva arrivare solo Gian Maria Aliberti Gerbotto. E, seppur non mi abbia citato nel libro, anche se sono amico di Beppe Ghisolfi, pazienza. Il giallo si legge tutto d’un fiato, è scritto bene ed è fluido e scorrevole, anche se qualche errorino di battitura c’è, ma non toglie nulla alla piacevolezza del romanzo che ci fa, di questi tempi, molto sorridere.

Prendersi in giro

Lo scrittore si prende un po’ in giro e, soprattutto, si lascia prendere in giro. Per esempio, quando la compagna lo sfotte: «Sì, è sicuro. Ti saresti nascosto sotto le coperte e avresti mandato me a vedere. Stando con te ho finalmente capito perché nell’evoluzione sono rimasti i capezzoli anche ai maschi… perché alcuni sono proprio delle femminucce, come te!” Oppure: «Ma papi, tu sembra che te la tiri comunque, a prescindere! Tutti dicono che te la tiri. E allora tanto vale …» replicò Thea, uscendo dal bagno con un sorriso furbo sulle labbra.

Nel romanzo, con il cugino John si inventano anche detective per risolvere il mistero dell’assassino del banchiere a cui nessuno crede perchè pensano ad una fatalità legata all’alluvione.

Qualcuno però dissente: <<Non sarai mai un detective, Gian. E nemmeno un bravo scrittore di gialli, se mi permetti. Nelle fasi iniziali di un’indagine bisogna restare freddi, neutri, impassibili>>.

Etica e Finanza

Il libro fa anche cenno ai tanti libri scritti da Beppe Ghisolfi sul tema della Finanza, tra cui anche Etica e Finanza, presentato anche in Banca d’Alba, in un convegno promosso da Ordine Giornalisti Piemonte, Lions Alba Langhe e Solstizio d’Estate Onlus.

«Secondo James Hillman, ognuno di noi nasce con una vocazione, con un mandato, un lavoro da svolgere. Lo psicologo statunitense chiama ‘ghianda’ questa vocazione innata. A volte basta un piccolo evento, magari nell’infanzia, per rendere visibile la ghianda»

La teoria ben si attaglia a Ghisolfi che, a sette anni, decise che sarebbe diventato banchiere.

La vignetta di Danilo Paparelli con Beppe Ghisolfi e Gian Maria Aliberti Gerbotto.

Alla fine, fra detective di fortuna e investigatori veri, il colpevole viene scoperto.

Tenera e bella è anche la soggettivazione del clima e dell’acqua che diventano esseri pensanti e parlanti che qualche torto lo hanno ricevuto e, nel romanzo, ma anche nella vita reale, lo raccontano.

Tommaso Lo Russo

Redazione Sfumaturedigiallo.it

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