Recensioni di libri

La ferocia, un thriller psicologico di Nicola Lagioia.

Spesso, chi sa parlare non sa scrivere. Nel caso di Nicola Lagioia non è vera né l’una né l’altra, anche se la sua scrittura è un po’ più ermetica della parola che è sempre melodiosa, incantatrice ed avvincente.

Edito da Einaudi nel 2014, La ferocia non è il libro che si legge tutto d’un fiato. Tutt’altro.

Il lettore, come, per esempio, “Nel nome della rosa”, dovrà tornare indietro per rileggerne e capirne meglio passaggi, introspezioni, analisi che lasceranno il segno; ma come per i romanzi di Umberto Eco, si aspetterà di leggerne un altro e finalmente, sei anni dopo arriva “La città dei vivi“.

La trama de “La ferocia”.

In una calda notte di primavera, una giovane donna cammina nuda sulla strada provinciale. Oltre ad essere nuda è coperta di sangue. Nel buio, i fari di un camion la inquadrano come una figura spettrale.

Si scoprirà essere Clara Salvemini, prima figlia della più influente famiglia di costruttori locali e all’inizio sarà per tutti un suicidio. Forse. Non è tutto così semplice. 

Cosa legava Clara agli affari di suo padre e il legame, ambiguo, con almeno, uno dei suoi tre fratelli?

Lo scenario.

Roma e il capoluogo pugliese, Bari.

Le ville della ricca periferia barese, le vicende di rapide ascese sociali, la tensione di una famiglia sempre in bilico tra splendore e disastro, si dipanerà in tutte le forme del noir, del gotico, del racconto familiare, scandite da un ritmo serrato che alla fine vi intrigherà e intrappolerà in una sorta di ragnatela viscosa.

La ferocia è un libro ricercato nel linguaggio, quasi da semantica del pensiero, un universo di parole che, alla fine, non saprete quanto vi avrà lasciato a fine lettura. Il titolo è iconico e vi lascerà presagire il peggio. Ma non solo il titolo vi renderà perplessi ed angosciati, ma l’intero romanzo vi allargherà la mente e vi porrà una gran quantità di interrogativi.

Un libro di introspezione psicologica, di continuo procedimento di succubo che vi lascerà l’amaro in bocca e sarete sconvolti da tanta ferocia.

Per dirla con altre parole, quasi un libro da vietare ai minori di 18 anni. A sei anni di distanza, il nuovo romanzo, “La città dei vivi”, potrebbe essere l’altro caso che recensiremo, a breve, su queste pagine e che vi invitiamo, se maggiorenni, a leggere.

Tommaso Lo Russo

Redazione Sfumaturedigiallo.it

Stiamo lavorando per migliorare la vostra esperienza online.