La casa senza memoria – Di Donato Carrisi
Il 29 novembre, è uscito nelle librerie l’ultimo thriller psicologico di Donato Carrisi. L’autore è considerato tra gli scrittori italiani di maggior successo all’estero.
Nel romanzo si fa riferimento a tecniche ipnotiche effettivamente utilizzate nelle terapie. Per il protagonista: Pietro Gerber, “il miglior ipnotista di Firenze”, si tratta della seconda avventura letteraria dopo “La casa delle voci”, del 2019, sempre a firma di Carrisi.
La trama
La Valle dell’Inferno in Toscana è il luogo del ritrovamento, dopo molti giorni, di Nico, un bambino di dodici anni privo della memoria ed incapace di parlare. Nonostante le sue condizioni, risulta evidente che qualcuno lo abbia vestito e nutrito per tutto il tempo, oltre a prendersi cura di lui.
Ad indagare sul mistero viene chiamato proprio Gerber, psicologo infantile che collabora, da tempo, con il Tribunale dei minori di Firenze. Attraverso tecniche ipnotiche avanzate, diventa possibile risvegliare in Nico una vicenda dai tratti inquietanti, la quale, tuttavia, non appartiene realmente a lui.
Un Carrisi sottotono
Dispiace doverlo ammettere, ma il secondo libro del Ciclo di Pietro Gerber non è decisamente all’altezza del primo.
Se, da una parte, attraverso la lettura de “La casa delle voci”, era possibile, nel 2019, respirare una potente sensazione di inquietudine, dall’altra parte, l’atmosfera che fa da sfondo a “La casa senza memoria” non sembra richiamare la giusta e necessaria enfasi.
I personaggi, in gran parte secondari, del nuovo libro di Carrisi appaiono in gran parte senza profondità, mentre l’intero impianto narrativo, fondato sulle tecniche ipnotiche utilizzate da Gerber e non solo, tende a perdersi nei momenti in cui l’autore è chiamato a dare alla trama delle svolte significative.
Le svolte ci sono, ma appartengono più al filone del fantastico e della magia, non a quello del genere thriller che, pur proponendosi come fiction, esige il realismo per sua stessa natura.
A chiudere il cerchio vi sono: l’eccesso di materiale letterario e di premesse pseudoscientifiche lanciate all’inizio del romanzo ed un finale scontato, che delude perché telefonato.
Almeno Gerber si salva
Pietro Gerber resta comunque un protagonista affascinante per il lettore, ed è sicuramente questo il motivo per il quale è giusto acquistare il libro.
Tuttavia, se ci sarà un terzo capitolo a lui dedicato, speriamo che questo personaggio, pur interessante e, sotto certi aspetti, innovativo dal punto di vista del genere thriller, non si trasformi in uno stregone come Gandalf.
Sarebbe una gioia per i bambini, non per gli amanti del genere Thriller e di Carrisi come suo esponente di punta.
Marco Asteggiano