Recensioni di libri

L’albero delle teste perdute, un esilarante romanzo di Bruno Gambarotta

A Torino esisteva il Rondò della Forca, oggi, piazza Regina Margherita. Bruno Gambarotta con il suo stile spiritoso e allegorico, parte da un tragico fatto storico per riadattarlo in chiave satirica ai nostri tempi.

Uno stile inconfondibile di un autore che, in modo leggero, scrive una sorta di favola da leggere ai nipoti che è da insegnamento. Che cosa c’è di importante oggi? Il marketing e per attrarre consensi e clienti tutto ruota attorno ad esso. L’albero delle teste perdute è uno spassoso romanzo su Carlo Maria, un giovane archivista appassionato di genealogie.

Il libro di 176 pagine, pubblicato da Manni Editori, si legge velocemente e fa sorridere. Al tempo stesso prende in giro convinzioni che vanno per la maggiore e forse non meritano.

La trama

La storia narra di una famiglia di setaioli che ingaggia Carlo Maria per scoprire le loro origini nobiliari, ma porta alla luce un segreto di famiglia inquietante. Il loro obiettivo è scoprire se hanno un legame con la nobiltà, così da poter inserire lo stemma nel logo della loro azienda di seta. Carlo Maria accetta l’incarico.

Invece della nobiltà scoprono la discendenza dall’ultimo boia di Torino. La famiglia decide di sfruttare questa discendenza per le proprie campagne di marketing..

Proseguono le indagini

Carlo Maria scopre altri dettagli interessanti sull’ultimo boia. Attraverso le sue ricerche, il giovane archivista scopre alcuni  segreti sulla vita ed abitudini dell’ultimo boia e sulla città di Torino durante quel periodo storico.

La satira dei costumi.

L’autore, attraverso la trama costruisce una satira dei costumi legati al marketing, alla politica e ai social media. La storia fa riflettere il lettore sulla superficialità e l’opportunismo delle persone, evidenziando come spesso si sia disposti a tutto pur di ottenere notorietà e successo.

In un tentativo di suscitare scandalo e attirare l’attenzione del pubblico, il setificio Brusapaglione organizza una performance artistica sulle condizioni di lavoro precarie del boia.

Questa iniziativa, per quanto discutibile dal punto di vista etico, dimostra come il marketing possa spingersi oltre i limiti della morale pur di ottenere visibilità.

Il confronto tra fautori della ghigliottina e quelli della forca

La partita di calcio tra sostenitori della ghigliottina e della forca diventa un momento di confronto tra le due fazioni, che mette in luce le diverse opinioni sulla pena di morte. In questo contesto, il calcio diventa uno strumento di dialogo e di riflessione sulla società e le sue contraddizioni.

Il finale: un altro boia

Verso la fine del romanzo, emerge la figura di un altro boia, che aggiunge ulteriore complessità alla trama e alla storia della famiglia Brusapaglione.

L’albero delle teste perdute” è un romanzo che coniuga sapientemente elementi di satira sociale, storia e amore, offrendo al lettore un’opera ricca di spunti di riflessione e di divertimento.

Redazione Sfumaturedigiallo.it

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