Morire è un attimo. Un giallo storico e psicologico
È l’inizio di una nuova saga, un romanzo che si legge veloce.
Non sembra, ma è anche un libro storico e geografico allo stesso tempo. Un modo intelligente per apprendere in modo divertente tanti aspetti e notizie che a scuola non insegnano.
Piacevole è anche il rimando a Seneca e al suo De Brevitate vitae (La brevità della vita) che l’autore riporta, in pillole, tradotto in italiano e, a 2000 anni di distanza, è ancora un messaggio perfettamente attuale nel suo spirito, insegnamento e inno alla vita. Si potrebbe quasi affermare che la psicologia possa essere nata allora e non con Wilhelm Wundt.
Lo scenario
È l’Eritrea del 1935. L’Italia mussoliniana si prepara alla guerra d’Abissinia e sogna l’impero oltre mare. Come sia andata a finire lo sappiamo!! Il romanzo si svolge tra la torrida Massaua – perla del Mar Rosso, fiore all’occhiello della prima colonia italiana e la fresca capitale Asmara.
La trama
Il maggiore dei Carabinieri Aldo Morosini è alle prese con due brutali omicidi. Quello di un noto imprenditore arricchitosi in modo misterioso, che si sentiva, non a torto, in pericolo e un impiegato di banca.
Entrambi vengono ritrovati decapitati in modo agghiacciante e un terzo scampa, per poco, alla stessa fine.
I sospetti si concentrano, per breve tempo, sugli agenti del Negus etiopico Hailé Selassié, coinvolti nelle settimane precedenti in sanguinosi scontri di frontiera con le truppe italiane.
Il maggiore Aldo Morosini, non è affatto convinto che gli omicidi siano da ricercare nel terrorismo e nei venti di guerra.
Come avviene in casi simili, è oggetto di tante pressioni dall’alto. L’imperativo è cercare, in fretta il colpevole e tacitare Roma e la stampa. Costretto a districarsi dalle pressioni dei superiori, nel frattempo ricompare un vecchio (e mai dimenticato) amore.
Tutto ciò non gli impedisce di cercare con ostinazione altre piste. Con l’aiuto del fedele sottufficiale, di origini piemontesi, Barbagallo e dello scium-basci Tesfaghì, segue le tracce di una vecchia scimitarra yemenita e una foto ingiallita dal tempo lo aiuterà nelle ricerche.
Indizi che faranno riemergere dal passato una torbida vicenda di interessi e tradimenti. Il maggiore Morosini è costretto a inseguire l’assassino nell’infernale deserto della Dancalia e sui verdi altopiani di Cheren e Asmara. Nel frattempo non dimentica di rinverdire il suo vecchio amore che ora fa l’attrice in tournée in Eritrea.
La saga nasce con questo primo romanzo e nemmeno l’autore si aspettava un tale seguito.
Giorgio Ballario è un personaggio unico nel noir italiano, “Morire è un attimo” inaugura una saga in cui la suspense è la minuziosa ricostruzione storica della società coloniale.
Accompagnano il lettore in un percorso come le fotografie vintage. Non è solo nostalgia ma è un tuffo nel tempo, nella memoria di storie che hanno inciso in tanti uomini e donne.
Il viaggio è, al centro di un mondo che è sì di finzione, ma ha tutti i crismi della realtà: il lettore vive con Morosini tante vite: frequenta con lui i caffè degli italiani d’Africa, percorre le ambe e le valli di Eritrea e d’Abissinia.
È un incalzante viaggio nel tempo e nello spazio. Un tuffo nella memoria che stenta ad essere sepolto e forse, sarebbe peccato non riviverlo o commentarlo. Un passato con cui si è sempre più indulgenti, perché è passato e forse dobbiamo essere grati a Giorgio Ballario che ce l’ho fa rivivere con una lente che un po’ lo deforma, ma non può essere dimenticato.
Se vi capita fra le mani, la pasta “Le Abissine”, mangiatela e, se volete, diteci se vi è piaciuta.
Tommaso Lo Russo




