Non fa niente – Di Margherita Oggero
«Può esistere un amore di madre che non contempli l’esclusiva?». A passeggio per cinquant’anni di storia in compagnia di due figure femminili semplicemente straordinarie. Un patto tra due donne, una scelta coraggiosa. L’irresistibile energia con cui affrontano la vita e che precorre i tempi.
Esther e Rosanna stipulano un patto, per qualcuno forse scandaloso, inaccettabile di maternità surrogata.
Un patto che cambierà per sempre le loro vite. Nel 1933, durante la guerra, Esther ha dovuto lasciare Berlino, il suo innamorato, la sua libertà, ogni promessa di futuro.
Ora è una giovane donna colta, dall’intelligenza tormentata, la cui eleganza sconcerta l’arcigna suocera piemontese.
Rosanna invece è cresciuta in mezzo alle risaie, non ha potuto studiare e la sua bellezza le ha giocato un brutto tiro trasformandola in fretta in una creatura determinata e sensuale, ansiosa di cambiare la sua esistenza.
Cos’abbiano in comune due donne così, non ci vorrà molto a scoprirlo: sono vive nonostante tutto, profondamente capaci di amare e d’insegnarsi qualcosa l’un l’altra.

Esther è legata al marito Riccardo da una complicità generosa e Rosanna ama Nicola con un’irruenza passionale, che trova negli assolo e nelle improvvisazioni jazz. Intanto il mondo va avanti e le interroga senza risparmiarle.
I giorni si riempiono di cose da fare, giacche di pannofix, segreti condivisi, paure, entusiasmi, scommesse, Fiat 1100 che arrancano su autostrade pericolose appena costruite. È la vita che corre, la vita di due amiche che non saranno mai sole.
“La vita per Esther, in un piccolo paesino della campagna piemontese non è idilliaca, in famiglia, subisce la malevolenza della suocera, donna Tina detta “la smorbia” perché nessuno è alla sua altezza e, meno che mai lo può essere questa nuora, ebrea, troppo colta e disinvolta”.
Rosanna, invece, è nata lì, in una famiglia povera, con un padre ubriacone, violento, ritornato dalla Russia in pessimo stato, un fratello maggiore che dopo l’8 settembre ha fatto perdere le sue tracce, e un fratellino di cui si è presa cura da quando aveva sette anni.
È cresciuta troppo bella, ha ceduto all’amore per un ragazzo che è scomparso subito dopo, lasciandole una reputazione incrinata per sempre e il disprezzo del paese.
Le due donne sono diverse, ma sono entrambe intelligenti e capaci di andare avanti, secondo il motto della nonna russa: “Nicevò” (nda: significa “Niente. Amen. È andata così”.).
Perchè: “Non fa niente”?
Margherita Oggero usa per titolo al romanzo una espressione tipicamente piemontese: “Non fa niente”, una locuzione che nel dialetto ha un significato diametralmente opposto a quello che appare a prima vista.
L’espressione sottintende che si accetta la situazione, non importa, non si può fare diversamente, ma in realtà ……. è una ferita che non guarirà mai.
Tommaso Lo Russo




