“It” di Stephen King
Pubblicato nell’ormai lontano 1986, il romanzo horror “It” è considerato il capolavoro assoluto di Stephen King e, praticamente, una delle principali icone della letteratura per ragazzi delle ultime decadi del secolo scorso.
Ha ispirato l’omonima miniserie televisiva del 1990 con Tim Curry, ma anche un più recente capolavoro cinematografico, quello del 2017, il cui secondo episodio è in uscita nelle sale dal 6 settembre.
Come conseguenza indiretta del grande successo dei due film, soprattutto del secondo, la classifica generale dei cento autori di libri più letti su Amazon.com ha premiato King con un meritato primo posto, concedendogli, da diverse settimane, di scalzare dal suo trono J.K. Rowling, l’autrice di “Harry Potter”, la quale, forte delle ripetute ristampe di questi anni dedicate al suo personaggio, non era quasi mai scesa dalla prima posizione per così tanto tempo.
Un grande brand del cinema che è anche un grande libro
Il rinnovato interesse nei confronti di “It” come libro è sicuramente dovuto al successo dei due film recenti, ma è anche sinonimo di un maggiore impatto sui lettori, soprattutto giovani, in USA come in Italia, da parte della letteratura cosiddetta convenzionale, in senso positivo, ovviamente.
Dopo anni di esperimenti e commistioni tra i generi letterari a fini commerciali, ad esempio: fantasy e horror, fantasy e fantascienza, horror e fantascienza, è veramente bello poter annunciare questo ritorno alle origini, forse solo temporaneo, da parte dei gusti del grande pubblico.
Una cosa resa possibile da un libro horror solo relativamente convenzionale, il quale, per i suoi lettori del passato, è stato anche un grande romanzo di formazione.
Si, anche “It” è una commistione tra i generi horror e formazione, ma chi lo legge non la considera quasi mai “una scelta perpetrata a fini commerciali”, bensì uno strumento per definire un periodo storico e forse le generazioni che si sono susseguite nel corso di un intero un secolo.
Le stesse che di orrori ne avevano visti anche troppi e difficilmente saprebbero raccontarli e spiegarli così bene.
Marco Asteggiano