Omaggio ai traduttori: ” Il mestiere dell’ombra”
Shakira parla, molto bene, sei lingue; la divina Audrey Hepburn si “limitava” a cinque; l’antropologa e scrittrice, Erika Fatland sei; nel campo degli Ex Libris, Natalia Cernostova ne parla sei perfettamente, cinese compreso; l’attore austriaco Christoph Waltz tre e un po’ di italiano; l’attore italo tedesco Leonardo Di Caprio tre, il leggendario interprete di Dracula, Christopher Lee, addirittura otto.
Invece, per i comuni mortali padroneggiare le lingue, spesso è arduo.
Per fortuna, ci sono traduttori e traduttrici che ci permettono di entrare nel mondo di un romanzo e di un libro straniero come se si stesse leggendo la versione originale.
In questo modo, vivere le vite del romanzo e sognare i luoghi in esso descritti diventa appannaggio di tutti.
Un mestiere nascosto
Eppure, ancora oggi, il ruolo del traduttore è parzialmente nascosto. Anche se molto meno di un tempo, ma ancora oggi, in alcuni casi viene citato solo lo studio che traduce, ma non il nome della traduttrice/traduttore.
Chi avrebbe goduto de “I Pilastri della Terra” di Ken Follet (il miglior romanzo in assoluto di Follett), se non ci fosse stata la mitica Roberta Rambelli che ha esercitato la sua attività anche con una miriade di alias oppure la Saga dei Courtney, se non ci fossero stati Carlo Brera per I fuochi dell’ira e Sara Caraffini per La guerra dei Courtney?
E ancora Tiziana Elsa Prina e Costanza Masetti dell’Edizioni Le Assassine; Eva Kampmann e Alessandra Scali, Stefano Musilli e tantissmi altri fino ad arrivare a Renata Colorni, recentemente conosciuta da chi vi scrive, durante il Premio Cesare Pavese a Santo Stefano Belbo e traduttrice, per Paolo Boringhieri delle Opere di S. Freud?
Per la Colorni la traduzione è un mestiere che si svolge fra la comparazione e il confronto tra sistemi linguistici e culturali, cioè rappresenta il cuore delle civiltà e aggiunge «È un lavoro che va a fondo della conoscenza».
D’altro canto, che sarebbe successo per Il nome della Rosa, Il Pendolo di Foucault di Umberto Eco oppure per i romanzi di Italo Calvino se non ci fosse stato William Weaver e pertanti altri libri altri traduttori.
Il traduttore di Marcello Fois
Per esempio, come potrebbero leggere, in Giappone, i romanzi di Marcello Fois se non ci fosse stato il traduttore in giapponese e persino in sardo oppure leggere, persino in Swaili, i romanzi di Gianrico Carofiglio?
A dimostrazione che anche la bella letteratura di genere non è di serie B, ci sono i tanti romanzi di Eco, e di tanti altri autori che hanno sdoganato tali romanzi come esempio di bellissima scrittura e che tale genere potesse essere scritta molto bene anche in Italia. La maestria nelle traduzioni ha giovato a far conoscere la letteratura dovunque nel mondo.
Su queste pagine, a breve, la postfazione di Il mestiere dell’ombra della bravissima traduttrice Renata Colorni e del primo romanzo della Saga dell’avvocato Guido Guerrieri di Gianrico Carofiglio.
Tommaso Lo Russo