Testimone inconsapevole – Di Gianrico Carofiglio
Nel 2002, esce a cura della Sellerio, il primo libro della Saga dell’avvocato Guido Guerrieri. Il romanzo è scritto, nei ritagli di tempo, mentre Gianrico Carofiglio era ancora sostituto procuratore presso la direzione antimafia di Bari.
Gli esordi sono difficili perché, a parte qualche rifiuto di circostanza e alcuni rifiuti convinti, nessuno credeva nello scrittore.
Fino a quando non arriva una telefonata da Palermo: «il 14 maggio 2002 mi chiamò Elvira Sellerio per dirmi che avrebbe pubblicato il mio romanzo». Da questo momento inizia una carriera promettente, come scrittore di legal thriller.
Al successo in Italia corrisponde un forte interesse del mercato estero. Testimone inconsapevole viene tradotto e pubblicato in diversi paesi: Francia, Germania, Spagna, Olanda, Polonia, Bosnia, Grecia, Danimarca, Svezia, Finlandia, Israele e in Giappone, fino ad arrivare in Kenia, dove viene tradotto in lingua Swahili.
Il romanzo è fluido, scorre veloce ed è un giallo psicologico formativo.
Rimane un mistero di come, per alcuni editori non sia stato interessante e ci siano quelli che lo hanno considerato da respingere al mittente.
Confesso di aver letto prima La misura del tempo e poi essere passato al romanzo d’esordio, ma se capiterà anche a voi, non ci saranno problemi.
Le storie sono indipendenti l’una dall’altra e anche gli interpreti principali cambiano così come i compagni di viaggio di Guerrieri.
La trama
Un bambino di nove anni viene rinvenuto ammazzato e gettato in un pozzo.
È un omicidio inspiegabile, che suscita sgomento, di cui tutti vogliono trovare, al più presto il colpevole, anzi un colpevole.
Viene quasi subito accusato l’ambulante extra comunitario Abdou Thiam sulla base di una testimonianza di un barista che l’ha visto quasi correre sulla spiaggia, vicino al luogo del delitto.
L’altro indizio schiacciante è una foto del bambino rinvenuta in casa di Abdou.
Due indizi pesanti che si uniscono alla voglia di chiudere presto il caso, per cui indagini serie – ma in assoluta bona fede – non se ne fanno.
Il “negro” è il colpevole. Punto. Nemmeno il suo avvocato difensore è stato minimamente utile e per Abdou non ci sono speranze.
L’avvocato Guerrieri, quando viene coinvolto nel caso dalla compagna dell’indagato, nemmeno lui crede che ci siano speranze di assoluzione e di poter far scagionare il suo assistito che dovrà restare in carcere.
Comincia così, quasi controvoglia, una sfida processuale ricca di colpi di scena, un appassionante viaggio nei meandri della giustizia, insidiosi e a volte letali.
Una ricerca diretta a distinguere fra il vero, il verosimile, il molto verosimile e il probabile che non sono, comunque il realmente accaduto e la verità.
Guerrieri non ha paura di soffermarsi su tali verità scomode e sfuggenti, spesso angoscianti.
Così avviene che il lettore si soffermi a ponderare quel che ha appena letto, a ritornare, talvolta indietro di qualche pagina con la strana sensazione di aver letto qualcosa di vero, non edulcorato da artificiosi addolcimenti. E, arriva a pensare che Guido Guerrieri è un personaggio che è un po’, forse, ciascuno di noi.
Tutto questo fra la fine di un amore, un abbandono e uno nuovo che stenta a definirsi e di cui ha un estremo bisogno per non avere paura di avere paura….
Tommaso Lo Russo