Panino al prosciutto – Di Charles Bukowski
Bukowski in questo suo primo romanzo, più del solito, si mette a nudo raccontando la sua infanzia.
Quasi con cattiveria, perché scavare nel passato può essere anche doloroso se non lo si fa con senso di misura ed equilibrio.
La trama
In una Los Angeles periferica e prostrata dalla Grande Depressione, Henry Chinaski, adolescente ribelle, figlio di immigrati tedeschi, vive il suo apprendistato alla vita: la scuola, i piccoli furti, i giochi di strada, le risse, il baseball, l’iniziazione al sesso.
Una tormentata vita adolescenziale, rabbiosa, consumata all’insegna del disincanto e del rifiuto dei valori del padre, delle amicizie fasulle, dei sogni giovanili, della vita e degli amori che non possono essere che vissuti in malo modo.
Al contempo, Henry scopre la biblioteca pubblica e la compagnia impareggiabile dei libri, il conforto dell’alcol e la scrittura come unica strada verso l’autentica conoscenza di sé.
La rabbia contenuta in questo libro è sintomo e segno della vita di Charles.
Questa è la partenza, la base di ciò che lo ha reso quello che è stato davvero: un ribelle in guerra con il mondo.
Sconsigliatissimo per chi non ha un forte equilibrio e per chi non è in pace con se stesso.
Per contro, è consigliatissimo per chi vuole conoscere davvero uno degli autori più incompresi, fraintesi e sconcertanti.
Di Charles Bukowski si è scritto molto, talvolta persino troppo.
Bukowski rimane uno scrittore da vietare ai minori e a chi non ha raggiunto un buon equilibrio e anche a chi ha l’acne, perché Charles ne parla a lungo nel romanzo e non è il modo migliore per affrontare l’adolescenza.
Marco Asteggiano