Recensioni

La Regina d’Africa: dal libro alla fiction

A volte fra il romanzo e il film spesso c’è uno stravolgimento legato ad una serie di fattori. Per La regina d’Africa non è così, in questa sceneggiatura dell’autore del libro di Cecil S. Forester. Entrambi validi, romanzo e sceneggiatura.

Anzi, bisognerebbe parlare al plurale perché ce ne sono ben due, con finali completamente diversi.

Uno per il pubblico americano e l’altro per il mondo anglosassone. Nel 1951, all’epoca della sceneggiatura, i dolori per la seconda guerra mondiale erano ancora forti e il pubblico non avrebbe sopportato un finale in cui risultava la sconfitta e la perdita di un vascello.

Come promesso nello scorso articolo ecco la recensione di questa storica sceneggiatura

La trama e lo scenario

L’Africa orientale tedesca, a settembre del 1914. Lì vivono, nei pressi del fiume Ulanga, Samuel Sayer e sua sorella Rose, due missionari metodisti inglesi.

I rapporti con il mondo civile sono rappresentati da un burbero gran bevitore. Si tratta del  capitano canadese Charlie Allnut che con il suo battello, l’African Queen, cura gli approvvigionamenti e la corrispondenza.

Sarà Charlie ad informare i due missionari che la Germania e l’Inghilterra sono entrate in guerra e che, le truppe tedesche, stanno per arrivare anche in quella landa desolata e, pertanto li invita a fuggire.

Samuel e Rose decidono nonostante tutto di rimanere con gli abitanti del villaggio. L’atmosfera fra gli interpreti non era delle migliori. Tuttavia ne uscì un capolavoro che non fa rimpiangere il romanzo.

Alcune particolarità dietro il film

La regina d’Africa non è legata all’interprete femminile Katharine Hepburn, ma è la piccola nave. L’altro interprete principale era Humphrey Bogart con la mitica regia di John Huston.

Altre curiosità:

  • La scena delle sanguisughe in cui Charlie riemerge coperto di sanguisughe fu girata negli Studios di Londra.
  • Durante le riprese i due uomini consumarono un numero incredibile di bottiglie di super alcolici, mentre Katharine Hepburn bevve solo l’acqua del luogo. Tuttavia, nonostante che le bottiglie arrivassero sigillate, l’attrice ebbe un forte attacco di dissenteria che colpì sia la Hepburn che gran parte della troupe. Unici indenni, solo Bogart e Huston. Segno che qualche volta l’acqua fa male.
  • L’attore volle, in contrasto con il regista, usare copie in plastica. Il regista John Huston, per contro le voleva autentiche per rendere la scena più avvincente e realistica. Le riprese del film sono state effettuate in gran parte, nell’allora Congo Belga, in Uganda, a Dalyan e negli Studios inglesi, in Turchia.
  • Durante la riprese del film, James Agee, vincitore del Pulitzer nel 1957 per Il mito del padre (A Death in the Family), patì un attacco di cuore per cui le scene finali vennero completate da Peter Viertel e John Huston.

Per il film non sono reperibili, al momento, copie in italiano.

Rimane il romanzo. Buona lettura

Lucia Bosia

Redazione Sfumaturedigiallo.it

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