Il cesto di ciliegie – Di Massimo Tallone
Massimo Tallone torna dai suoi lettori con “Il cesto di ciliegie”, un libro uscito in anteprima in allegato al giornale “La Stampa” e ora in libreria con le Edizioni del Capricorno.
Il libro è piacevole, scorre bene, e a tratti impegna e appassiona il lettore nel labirinto delle psicologie dei personaggi e nelle digressioni su temi che tutti noi affrontiamo, prima o poi, ma mai in modo così esauriente ed esaustivo.
“Il cesto di ciliegie” racconta la morte, per avvelenamento, di una giovane artista torinese, Elisa Sanelli. Ma l’ispirazione di partenza è in un luogo davvero inatteso e di cui non possiamo dire per non togliere gusto alla lettura.
Francesca, una giovane veterinaria, si scopre detective e si mette a indagare su quella morte, per incarico del conte Vermentino, che non si rassegna, dopo decenni, alla morte di Elisa, spinto dal desiderio di non farla cadere nell’oblio, perché tutti devono conoscerne la sua bravura. «Nessuno si ricorda più di lei. Nessuno.»
Il romanzo vero e proprio inizia dalla pagina 35, perché l’inizio è dedicato alle regole di scrittura. «Se vuoi scrivere devi prima morire. Il lavoro dello scrittore richiede due requisiti di base e una condizione di partenza». Così Tallone risponde alla giovane veterinaria che vuole imparare a scrivere per poter raccontare la storia di Elisa Sanelli nel miglior modo possibile. «Per diventare scrittori bisogna imparare ad essere morti. Ecco la condizione di partenza.»
“Il cesto di ciliegie” è una specie di cold-case che tuttavia stravolge tutte le caratteristiche del genere, perché, per esempio, nel capitolo 3, Francesca tratta le fasi dell’innamoramento. Come si fa a restare desiderabili? «Le storie d’amore, come tutte le storie, come i giorni, le stagioni, hanno fasi diversi.» A giudizio della veterinaria detective le fasi sono dieci, ma è difficile arrivare alla fase nove, quella che apre la strada al futuro e al «cerchio perfetto». Il motivo di questo trattatello sull’amore serve ad accedere con l’equipaggiamento adatto nella storia che poi entra nel vivo, e c’è di mezzo l’amore e il fascino, il corpo e l’immaginazione, l’evoluzione dei rapporti e il tentativo d’imbalsamarli.

La storia di Elisa è una storia d’amore, di morte e di famiglia.
Il romanzo racconta la storia di Elisa Sanelli, che trova la morte per avvelenamento dopo aver mangiato delle ciliegie, di cui era ghiotta, contaminate da un topicida, il 21 giugno 1996, a soli ventisette anni. Sembra ricordare altre morti di giovani artisti come Jim Morrison, Jimi Hendrix, Kurt Cobain, avvenute proprio alla sua stessa età. Chi era Elisa? E chi voleva la sua morte?
Elisa, sin da piccola, dimostra di possedere un raro talento per il disegno, suscitando addirittura le invidie del suo stesso padre, che non le perdona di essere più brava di lui. È da sempre abituata a vivere ‘a parte’, nella sua stanza, con la sola compagnia della sua allieva Ginevra, evitando di unirsi alla cerchia di bizzarri artisti che vivono all’interno del “Cantiere”, una fabbrica abbandonata, a Torino, in via Bologna.
Ma qualcuno non vuole che Francesca, la veterinaria detective, indaghi sulla morte della giovane. Cercano di spaventarla e ci riescono perché qualsiasi stratagemma per disperderli è vano. Sono sempre un passo avanti a lei e al suo giovane compagno. Un tentativo di fuga che si dipana fra Torino, Mestre e Venezia, Parigi e la Svizzera, risulta vano…
Qual è la verità della morte di Elisa? Quella del conte Vermentino, che non si rassegna all’oblio della fine di Elisa, oppure quella della sorella Barbara o della amica e compagna Ginevra e di qualcun altro in quella inquieta famiglia? Tutti la volevano morta! La verità non è una sola, mentre le apparenze…
Un libro da leggere appassionatamente, che costringe a ritornare indietro, a tratti, per ‘ripassare’ un passaggio, per cogliere un dettaglio, per assaporare un concetto esposto da Massimo Tallone , maestro nell’arte di scrivere e di intrigare.
Tommaso Lo Russo


