Piccole perle: Le streghe di Eastwick
“Le streghe di Eastwick” è un film del 1987 diretto da George Miller, basato sull’omonimo romanzo di John Updike.
Il film, che mescola elementi di thriller, horror e grottesco, offre una narrazione affascinante e complessa che esplora il potere, la sessualità e l’emancipazione femminile. Protagonisti del film sono Cher, Susan Sarandon, Michelle Pfeiffer e Jack Nicholson, in una delle sue interpretazioni più memorabili.
La componente thriller, horror e grottesca
Il film è permeato da una tensione sottile e costante, che lo colloca saldamente nel genere thriller.
La trama ruota attorno a tre donne insoddisfatte delle loro vite a Eastwick, una piccola città del New England. Le protagoniste – Alexandra (Cher), Jane (Susan Sarandon) e Sukie (Michelle Pfeiffer) – scoprono di possedere poteri magici quando fanno la conoscenza del misterioso Daryl Van Horne (Jack Nicholson).
La presenza di Van Horne in città coincide con una serie di eventi strani e inquietanti, che aumentano la suspense e l’inquietudine.
L’elemento horror del film si manifesta principalmente attraverso l’uso della magia nera e i poteri sovrannaturali che Van Horne insegna alle donne. Scene come quella della maledizione di Felicia Alden (Veronica Cartwright), che culmina in una sequenza grottesca e macabra, sottolineano l’aspetto horror della narrazione.
Il grottesco, in particolare, è enfatizzato dalla caratterizzazione eccentrica e demoniaca di Van Horne, interpretato con una combinazione di fascino e malvagità da Nicholson. La sua trasformazione finale in un mostro demoniaco rappresenta il culmine dell’elemento grottesco, fondendo perfettamente il tema horror con una rappresentazione visiva distorta e inquietante.
Differenze tra il film e il libro originale
Il film “Le streghe di Eastwick” si discosta in diversi punti dal romanzo di John Updike.
Una delle differenze principali è il tono della narrazione. Mentre il libro di Updike è più introspettivo e filosofico, esplorando in profondità la psicologia delle protagoniste e le dinamiche di potere tra i sessi, il film di Miller adotta un approccio più spettacolare e visivamente ricco, con un tono che oscilla tra la commedia nera e il melodramma.
Nel romanzo, la caratterizzazione delle protagoniste è più complessa e meno glamour rispetto alla loro rappresentazione nel film.
Updike le dipinge come donne normali, con le loro insicurezze e difetti, mentre il film tende a esaltarne la bellezza e la sensualità, enfatizzando l’aspetto seducente della magia. Inoltre, il finale del libro è più ambiguo e meno catartico rispetto a quello del film, che invece offre una conclusione più soddisfacente e visivamente spettacolare.
Un’altra differenza significativa riguarda il personaggio di Daryl Van Horne. Nel romanzo, la sua natura demoniaca è meno esplicita, e il personaggio è descritto in modo più sottile e ambiguo. Il film, invece, non esita a rappresentarlo come una figura demoniaca e grottesca, interpretata da Nicholson con un’energia vulcanica che accentua la sua natura sovrannaturale.
Seguito del libro e altri franchise
Il romanzo di John Updike ha anche un seguito, intitolato “Le vedove di Eastwick“, pubblicato nel 2008.
In questo secondo libro, Updike riprende le storie delle tre protagoniste anni dopo gli eventi del primo libro, esplorando le conseguenze delle loro scelte e il processo di invecchiamento. Anche se meno noto del primo, “Le vedove di Eastwick” offre una chiusura affascinante alle vicende delle protagoniste.
Il successo del film ha ispirato vari adattamenti e franchise. Tra questi, una serie televisiva omonima del 2009, che però non ha ottenuto lo stesso successo del film e del libro, venendo cancellata dopo una sola stagione.
Nonostante ciò, la storia delle “streghe” di Eastwick continua a esercitare un fascino duraturo, confermandosi un classico della cultura pop.
Il ruolo della donna nel film
Uno degli aspetti più interessanti del film è il modo in cui rappresenta il potere e l’emancipazione femminile. Le protagoniste iniziano come donne insoddisfatte e oppresse dalle convenzioni sociali di una piccola città, ma attraverso l’incontro con Van Horne e la scoperta dei loro poteri, riescono a trasformare le loro vite.
La magia diventa una metafora della loro emancipazione, permettendo loro di esprimere la propria sessualità e di ribellarsi contro le restrizioni imposte dalla società patriarcale.
Il film esplora anche i pericoli del potere e dell’autonomia, mostrando come l’uso della magia possa avere conseguenze impreviste e spaventose.
Tuttavia, alla fine, le donne riescono a riprendere il controllo delle proprie vite, sconfiggendo Van Horne e affermando la loro indipendenza. Questo tema della rinascita e della rivendicazione del potere femminile è uno degli elementi più forti e memorabili del film, rendendolo un’opera significativa nell’ambito del cinema che esplora le dinamiche di genere.
In conclusione
“Le streghe di Eastwick” è un film che combina con maestria elementi di thriller, horror e grottesco, offrendo una riflessione profonda e divertente sul potere e l’emancipazione femminile.
Le differenze rispetto al libro di Updike non fanno che arricchire l’adattamento cinematografico, che rimane una pietra miliare del cinema anni ’80. La sua influenza continua a farsi sentire attraverso i vari adattamenti e franchise che ha ispirato, confermando la sua importanza nella cultura popolare.
Marco Asteggiano