Il mistero della vita di Pitagora: fra realtà e leggenda
Parafrasando Alessandro Manzoni si potrebbe dire, Pitagora chi era costui?
La risposta sembrerebbe semplice. Era il matematico dell’antica Grecia. figlio di Mnesarco, nato a Samo nella prima metà del VI sec. a. C.. Altre notizie ci riportano che, dalla Grecia approdò in Italia. Suo è il teorema che tutti abbiamo imparato a scuola.
La verità su questo celeberrimo personaggio non è, però scontata e univoca come ci racconta Umberto Bottazzini nella copertina della Domenica del Sole 24 Ore.
La sua storia è in realtà avvolta nel più oscuro mistero. Era veramente esistito e se lo è stato, era davvero un filosofo, uno sciamano, un mago, un riformatore politico, un fisico, un musico, un taumaturgo, un aggregatore di masse, un caposcuola e un filosofo?
E’ difficile rispondere perché Pitagora non ci ha lasciato alcuno scritto.
Solo una minima parte delle informazioni che lo rigardano sono a lui coeve e contemporanee.
Le fonti collocano la sua figura fra il 570 e il 480 a.C. circa.
Le biografie pervenute sono però narrazioni di autori secoli successivi, come Diogene Laerzio, Porfirio di Tiro e Giamblico di Calcide. Tutte attingono a piene mani da Nicomaco di Gerasa (II sec. d.C.).
I più ritengono che Pitagora sia nato nell’isola di Samo. Altri gli attribuiscono un’origine tirrenica, persino etrusca.
In ogni caso, agli occhi dei Greci Pitagora sarebbe stato di origine barbara, approdato a Crotone dalle coste della Lidia.
Una mitica origine etrusca venne ripresa con connotazioni italiche in pagine di Giambattista Vico.
Si narra che Pitagora abbia fatto viaggi di istruzione in Egitto, presso i Caldei e nelle regioni del vicino Oriente che si affacciano sul Mediterraneo.
Tutte le fonti concordano nell’attribuire qualità straordinarie al sapiente sbarcato sulle coste calabre. Persino di porre fine a un’epidemia di peste, di far cessare vento e tempesta, di placare le onde del mare.
La leggenda dice anche che parlava agli animali ed aveva capacità divinatorie. Ovvamente, fra queste, bisogna aggiungere fra le molte virtù, anche il dono dell’ubiquità.
Infatti, fu visto contemporaneamente a Crotone e Metaponto nello stesso giorno e alla stessa ora.
Molte fonti attribuiscono a Pitagora e ai pitagorici un ruolo rilevante nell’attività politica e legislativa nelle città della Magna Grecia. Lo stesso Pitagora viene presentato come maestro di vita, autorità morale e religiosa, riformatore e legislatore.
Ma a Crotone le cose si misero male per Pitagora. Fu costretto a lasciare la città per trovare rifugio a Metaponto dove morì, dopo un digiuno di quaranta giorni secondo una versione, per un’altra, trucidato dagli inseguitori al limitare di un campo di fave, davanti al quale si era arrestato.
Per Otto Neugebauer, il grande studioso di matematica antica, le scoperte matematiche che la tradizione attribuisce a Pitagora sono prive di qualunque fondamento. «Non ho il minimo dubbio che ogni connessione tra la teoria elementare dei numeri e Pitagora sia puramente leggendaria e di nessun valore storico».
A questo punto che dire del teorema sui triangoli rettangoli che porta il suo nome e si insegna in tutte le scuole del mondo? Probabilmente il teorema fu già noto agli antichi Babilonesi molti secoli prima che il migrante di Samo approdasse sulle coste calabre, così come lo fu ai Cinesi e agli Indiani.
È stato Vitruvio ad attribuirlo a Pitagora nel “De architectura”.
A questo punto, finirà che anche la Tavola pitagorica arriva dal Corasmia (Uzbekistan) come altri linguaggi matematici e la teoria dell’infinito finito.
Tommaso Lo Russo